Il canto trionfale della morte fra gli scheletri della cripta dei Cappuccini di via Veneto

#SegretidiRoma

di Rosanna Pilolli 12/07/2016 CULTURA E SOCIETÀ
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All’inizio della salita di Via Veneto alle spalle di Piazza Barberini, la Chiesa di Santa Maria della Concezione riserva ai visitatori il lugubre percorso nella sua cripta. In realtà questa splendida Chiesa romana ricca di capolavori fra i quali opere del Caravaggio, è oggi il Museo dei frati Cappuccini, i “frati del popolo”. La particolarità che la rende unica è legata alla sua cripta tutta decorata in stile barocco da ossa umane. 

Sono quelle di più di quattromila frati cappuccini (i frati minori dell’Ordine francescano) morti tra il 1528 e il 1870 recuperati dalle fosse comuni del vecchio cimitero dei monaci dietro  la Chiesa di S.Croce e Bonaventura ai piedi del Quirinale.

La cripta è composta da varie cappelle unite fra loro da un corridoio  nel quale attendono in piedi con pose di preghiera e di meditazione le mummie di alcuni frati rivestite dal semplice  saio francescano del caratteristico colore marrone caldo. 

Alcune mummie, conservano anche il loro nome secolare. C’è fra loro il principe Matteo Orsini che scelse a suo tempo la povera vita monastica voluta dalla regola di S.Francesco. Al termine del corridoio e del lugubre percorso di morte, entro un’arcata di ossa, si trovano tre piccolissimi scheletri anch’essi rivestiti dal saio francescano. Sono i pronipoti del Papa Urbano VIII. Fra loro la giovanissima principessa Barberini che regge con la mano destra la mitica falce mortale e con la sinistra una bilancia  simbolo dei meriti acquisiti e delle virtù con le quali supererà la porta stretta che conduce nel paradiso dei credenti.

La cripta, luogo esclusivo di grande suggestione (anche il Marchese De Sade in visita a Roma ne rimase impressionato) venne realizzata a metà del diciottesimo secolo. Allo stato attuale è costellata da decorazioni realizzate con le diverse parti del corpo umano: rosoni, stelle, fiori, festoni , teschi, candelabri, femori.

Ogni cappella la cui pavimentazione sarebbe stata realizzata  per volere del Papa Urbano VIII con la terra proveniente dalla Città santa di Gerusalemme. Reca sul davanti  una targa sulla quale è inciso il nome delle ossa con le quali sono state realizzate le decorazioni:  dunque cappella dei bacini, dei teschi, delle tibie, dei femori. L’avvertimento è severo

“Qui giace polvere, cenere e null’altro”

Si avverte in quel luogo straordinario da visitare almeno una volta, il canto impetuoso della morte che trionfa sulla nullità della vita umana quando è privata dalla grandezza  dello spirito dell’uomo. 


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